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      Sentirsi fuori posto nel nuovo lavoro, come affrontare la dissonanza

      Iniziare un nuovo lavoro può creare disconnessione: affronta il cambiamento con consapevolezza e strategie pratiche
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      u

      di Redazione Fitprime

      Indice

      • 1.

        Accettare il disorientamento iniziale

      • 2.

        Costruire relazioni per sentirsi meno soli

      • 3.

        Lavorare sull’ambientamento giorno dopo giorno

      • 4.

        Quando chiedere supporto psicologico

      • 5.

        Trasformare il sentirsi fuori posto in crescita personale

      Supporto psicologico e percorsi per i tuoi colleghi

      Inizia da qui

      Supporto psicologico e percorsi per i tuoi colleghi

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      Pubblicato il 9 mag 2025 • 5 minuti di lettura

      Sentirsi fuori posto quando inizi un nuovo lavoro è qualcosa che probabilmente hai provato anche tu. Non c’è nulla di strano, anzi, è quasi inevitabile. Ti ritrovi in un ambiente che non conosci, circondato da persone che hanno già le loro routine, i loro codici non scritti, i loro riferimenti interni. Ogni gesto sembra carico di significato, e ti chiedi continuamente se stai facendo bene, se stai capendo, se ti stai muovendo nel modo giusto.

      La verità? Quel senso di spaesamento è normale. Non significa che non sei all’altezza, né che hai sbagliato posto. È solo il cervello che cerca di orientarsi in un terreno nuovo, dove ogni dettaglio richiede uno sforzo in più. Non è facile, certo, ma non deve nemmeno diventare un peso.

      Quello che conta davvero è come affronti queste sensazioni. Se lasci che ti schiaccino, rischi di vivere male un momento che invece potrebbe essere prezioso per te. Ma se impari a riconoscere i tuoi stati d’animo, a gestirli, a cercare alleati e strumenti, puoi trasformare quel disorientamento iniziale in una fase di crescita. Non sei solo in questa sfida, e ci sono modi concreti per attraversarla e uscirne più forte.

      Accettare il disorientamento iniziale

      Dare un nome al disorientamento

      Il disorientamento che senti quando inizi un nuovo lavoro ha un nome preciso e non è un segno di debolezza. È quella sensazione di spaesamento, di non sapere dove mettere le mani, di sentire che ogni cosa richiede uno sforzo enorme. Dire a te stesso che è normale fa già una grande differenza. Se invece provi a ignorarlo o, peggio, lo vivi come una colpa, rischi di amplificarlo. Prendere coscienza di ciò che provi ti aiuta a non farti schiacciare dalla paura. Non si tratta di fingere che vada tutto bene, ma di accettare che stai attraversando un momento di adattamento.

      Non farti spaventare dalle prime impressioni

      Quando metti piede in un nuovo ufficio, tutto sembra enorme e complicato. I colleghi si muovono sicuri, parlano di cose che non capisci, usano strumenti che non hai mai visto. È facile pensare: “Non ce la farò mai”. Ma non lasciarti ingannare dalle prime impressioni. Quello che per te ora è difficile, per loro è normale perché ci hanno messo tempo a impararlo. Evita di paragonarti a chi è lì da anni. Tu sei all’inizio del tuo percorso, e va bene così. Ogni cosa nuova imparata è un mattoncino che aggiungi alla tua sicurezza.

      Lascia spazio alla pazienza

      L’ambientamento richiede tempo. Non puoi aspettarti di capire tutto subito, e non devi pretendere la perfezione da te stesso. Sii paziente, respira, prenditi il tempo necessario per osservare, ascoltare, fare domande. Ricorda che anche gli altri sono stati nuovi a loro volta. Nessuno nasce sapendo tutto. Permettiti di essere principiante, accetta i piccoli errori come parte del gioco e concentrati su quello che puoi imparare giorno per giorno. Così, passo dopo passo, il senso di sentirsi fuori posto inizierà lentamente a scivolare via.

      disorientamento
      Costruire relazioni per sentirsi meno soli

      Il potere del confronto con i colleghi

      Quando inizi a sentirti fuori posto, una delle cose più utili che puoi fare è cercare il confronto con chi ti sta intorno. Parlare con i colleghi non solo ti aiuta a chiarire dubbi pratici, ma soprattutto ti fa capire che non sei l’unico ad aver provato quelle emozioni. Chi oggi ti sembra sicuro e padrone della situazione, un tempo era esattamente dove sei tu ora. Condividere esperienze, ascoltare consigli, raccogliere aneddoti è un modo potente per alleggerire il carico emotivo e creare subito dei punti di connessione. Non serve forzare: anche una breve chiacchierata informale può aprire porte preziose.

      Chiedere aiuto è un segno di forza

      Molti evitano di chiedere aiuto perché hanno paura di sembrare impreparati. Ma chiedere aiuto è, al contrario, un segno di intelligenza. Dimostra che hai voglia di imparare e di fare bene. Le persone, in genere, apprezzano chi si mostra curioso e interessato, perché sanno che dietro c’è l’impegno. Quindi non tenerti i dubbi dentro, non rimuginare in silenzio. Fai domande, chiedi chiarimenti, anche sulle cose che ti sembrano banali. Ogni risposta ricevuta diventa un tassello del tuo ambientamento e un piccolo passo verso la sicurezza.

      Crea piccoli rituali di connessione

      Le relazioni non si costruiscono solo con il lavoro. A volte basta un caffè condiviso, una pausa pranzo, una battuta scambiata alla macchinetta per iniziare a creare un legame. Non devi forzarti a diventare amico di tutti, ma coltivare piccole abitudini di connessione può cambiare completamente la percezione dell’ambiente. Ti sentirai meno solo, più coinvolto, più parte di qualcosa. Sentirsi inclusi fa bene alla mente e al morale, e ti aiuta a scivolare via dal senso di estraneità. Anche un gesto piccolo può trasformarsi in una leva enorme per il tuo benessere.

      Lavorare sull’ambientamento giorno dopo giorno

      Fissare micro-obiettivi realistici

      Per smettere di sentirti fuori posto, la cosa più utile che puoi fare è darti dei piccoli obiettivi quotidiani. Non serve puntare subito a diventare un esperto. Concentrati su un compito alla volta, su una procedura nuova da capire, su un collega da conoscere meglio. Quando spezzi un grande obiettivo in passi più piccoli, ti alleggerisci e riesci a mantenere la motivazione alta. Non importa se all’inizio sembri andare piano: quello che conta è creare continuità e fare progressi, anche minimi, ogni giorno.

      Celebrarsi per i progressi

      Spesso tendiamo a minimizzare i nostri successi, soprattutto quando siamo all’inizio di un nuovo lavoro. Ma ogni cosa imparata è un progresso. Fermati, riconosci i tuoi passi avanti e sii fiero di te stesso. Hai capito come usare un nuovo strumento? Hai gestito bene una piccola riunione? Hai risolto un problema senza aiuto? Tutte queste cose contano. Celebrarsi non significa vantarsi, significa riconoscere il proprio valore. Più ti accorgi di quanto stai crescendo, più il senso di disorientamento perde forza.

      Sfruttare le risorse a disposizione

      Non dimenticare che spesso l’azienda offre strumenti pensati proprio per aiutarti a integrarti. Guide interne, corsi di formazione, documentazione digitale, ma anche i colleghi più esperti sono risorse preziose. Usale! Non c’è nulla di male a prendere appunti, a riguardare più volte un tutorial, a chiedere chiarimenti. Più ti nutri di queste risorse, più velocemente ti sentirai padrone della situazione. L’ambientamento è un processo attivo, e spetta a te guidarlo giorno dopo giorno. Non restare fermo ad aspettare di sentirti pronto: costruisci tu stesso il terreno su cui camminare con più sicurezza.

      ambientamento
      Quando chiedere supporto psicologico

      Riconoscere i segnali di allarme

      Non sempre il sentirsi fuori posto si risolve con il tempo e la pratica. A volte il malessere persiste, diventa pesante, si infiltra anche nella vita fuori dall’ufficio. Se ti accorgi che lo stress aumenta, che inizi a dormire male, a sentirti inadeguato in modo continuo, fermati. Questi sono segnali che il disagio sta superando la soglia fisiologica. Non è una colpa, non è debolezza. È semplicemente il tuo corpo e la tua mente che ti stanno dicendo che hanno bisogno di aiuto. Ignorare questi segnali può solo peggiorare le cose.

      Il valore del supporto psicologico

      Molti hanno paura anche solo a pronunciare le parole “supporto psicologico”. Pensano sia qualcosa di estremo, riservato a chi ha problemi gravi. In realtà non è così. Uno psicologo può aiutarti a gestire emozioni difficili, rimettere ordine nei pensieri, trovare strategie per affrontare i momenti complicati. Non devi arrivare allo sfinimento per meritarti un aiuto. Se senti che la situazione ti pesa troppo, parlarne con un professionista può darti strumenti concreti per ritrovare equilibrio.

      Normalizzare la richiesta di aiuto

      Forse dentro di te pensi: “Devo farcela da solo”. Ma non c’è nulla di eroico nello stringere i denti a oltranza. Anzi, è molto più coraggioso riconoscere quando hai bisogno di una mano. Chiedere supporto non ti rende meno capace, meno bravo, meno degno. Ti rende solo più consapevole e attento a te stesso. Normalizzare la richiesta di aiuto significa togliersi di dosso un peso inutile. Significa darsi il permesso di vivere meglio, di crescere anche grazie al confronto con chi è lì per ascoltarti e accompagnarti. E alla fine, questo fa una differenza enorme.

      Trasformare il sentirsi fuori posto in crescita personale

      Anche se ora sentirsi fuori posto ti sembra una montagna insormontabile, ricordati che è solo una fase. Non sei destinato a rimanere bloccato lì per sempre. Il disorientamento iniziale fa parte di ogni cambiamento, ma non definisce chi sei né quanto vali. Sei tu che, passo dopo passo, costruisci la tua nuova sicurezza.

      Con pazienza, curiosità e voglia di metterti in gioco, puoi trasformare questo momento di spaesamento in una vera opportunità di crescita. Non sottovalutare il potere delle relazioni, dei piccoli gesti quotidiani, delle risorse a disposizione. E se senti che il peso diventa troppo grande, sappi che il supporto psicologico è una risorsa preziosa, non un segno di debolezza.

      Alla fine, quello che conta davvero è come scegli di affrontare le sfide. Datti tempo, abbi cura di te, e ricordati che nessuno cresce senza passare per momenti di incertezza.

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