Pubblicato il 1 apr 2021 • 3 minuti di lettura
La IBS (Irritable Bowel Syndrome) o sindrome dell’intestino irritabile è un FBS ovvero un disturbo funzionale gastrointestinale che affligge il 7-15% della popolazione. In particolare, il sesso femminile risulta più colpito rispetto a quello maschile.
In generale i disturbi funzionali gastrointestinali sono uno spettro di disturbi cronici caratterizzati da:
Si distinguono da altre patologie del tratto gastrointestinale per:
Quali sono le principali cause e sintomi della sindrome del colon irritabile? Come altri FGIDs ha una causa multifattoriale e non completamente delucidata. Tra i meccanismi coinvolti:
Esiste una comunicazione diretta tra intestino e cervello: questa avviene tramite una serie di molecole prodotte direttamente dal microbiota intestinale, ovvero l’insieme dei microrganismi che dimorano nel canale digerente dell’uomo.
I sintomi più comuni includono:
Per quanto questa sindrome non influenzi l’aspettativa di vita, la cronicizzazione e la natura episodica della condizione possono influenzare fortemente le attività quotidiane, soprattutto perché i sintomi possono risolversi periodicamente e poi tornare, oppure possono svilupparsi improvvisamente nuovi sintomi e la severità può modificarsi nel tempo.
La diagnosi deve essere effettuata dal medico in quanto condivide tanti sintomi con altri disturbi di tipo organico, motivo per cui è facilmente confondibile.
Per standardizzare la diagnosi, nel 1980, sono stati sviluppati i criteri di Roma: è necessario che il paziente abbia un dolore addominale ricorrente in media almeno 1 volta a settimana nei 3 mesi precedenti. È necessario che la sintomatologia sia iniziata almeno 6 mesi prima della diagnosi.
Il dolore addominale inoltre deve essere associato almeno a 2 delle seguenti condizioni:
Il trattamento della sindrome del colon irritabile inizia con l’identificazione del sintomo predominante e della severità.
Se la sintomatologia non determina un abbassamento della qualità della vita, generalmente si può intervenire con modifiche dello stile di vita (dieta e attività fisica) ed educazione generale del paziente.
Può essere d’aiuto per tutti seguire giornalmente le seguenti norme generali:
Oltre i consigli generali è possibile seguire nelle indicazioni dietetiche più precise, di primo e secondo livello.
Tra quelle di primo livello da mettere in atto come primo cambiamento:
Le precedenti indicazioni per essere attualizzate necessitano della prescrizione del medico dietologo o del nutrizionista, sulla base degli effettivi fabbisogni nutrizionali individuali, il quale valuterà anche gli effettivi benefici individuali.
Se questi ultimi non sono rilevati sarà consigliabile approdare a una dieta a basso contenuto in FODMAP, protocollo specifico di durata prestabilita.
Cosa sono i FODMAP? Sono carboidrati a catena corta, poco digeribili e lentamente assorbibili, che possono esacerbare in particolari condizioni la sindrome dell’intestino irritabile.
Quali sono?
La dieta ridotta nel contenuto di questi zuccheri non va considerata come una dieta di esclusione ma di sostituzione dei cibi al alto contenuto di FODMAP con quelli a basso contenuto, nel rispetto dei propri fabbisogni nutrizionali giornalieri, i particolare di ferro e calcio.
La dieta Low-FODMAP comprende 3 fasi: la prima fase prevede una forte riduzione dei FODMAP e ha una durata di 3-6 settimane.
Una seconda fase, di durata variabile, prevede che vengano reintrodotti progressivamente nella dieta i singoli alimenti contenenti FODMAP, per testare la soglia di tolleranza del paziente, verificando i cibi tollerati senza che il paziente avverta disturbi, e questo servirà come riferimento per la terza fase.
In seguito una lista di alimenti consigliati e generalmente tollerati e di alimenti da evitare che possono esacerbare i sintomi.
Ci sono alcuni cibi consigliati da inserire in una dieta per il colon irritabile, vediamoli nel dettaglio:
Il contenuto di FODMAP di diversi alimenti è altamente variabile e dipende da fattori come il grado di maturazione (es. banane), variazioni stagionali, clima, tempo e temperatura di conservazione ecc..
In generale nel trattamento della sindrome dell’intestino irritabile è fondamentale considerare altri fattori, come lo stile di vita generale della persona.
Molti episodi possono essere causa scatenante di stress e peggiorare quindi la sintomatologia dell’intestino irritabile e i sintomi stessi possono esacerbarsi anche in situazioni in cui lo stress aumenta.
Perciò oltre l’approccio nutrizionale risulterà fondamentale ancora una volta considerare la persona nella sua complessità e lavorare su queste situazioni trigger che possono creare impedimento nella risoluzione o nel miglioramento della sindrome.
Articolo a cura della dott.ssa Ilaria Aquilea, Biologa Nutrizionista
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