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Pubblicato il 1 feb 2023 • 5 minuti di lettura
L’abbandono del posto di lavoro genera delle conseguenze negative all’impresa ed al dipendente che decide di compiere tale azione. Infatti è importante che tra le parti ci sia sempre un canale di comunicazione basato sulla fiducia.
Esistono dei casi per i quali l’abbandono del posto del lavoro può essere giustificato e dunque non comportare il licenziamento del dipendente. In caso contrario, le imprese possono comunicare l’interruzione del rapporto subordinato tramite un documento scritto. Prima di giungere a questa soluzione, un altro documento che può mettere in guardia il lavoratore è la lettera di richiamo.
All’interno di questo articolo evidenziamo quali sono le conseguenze dell’abbandono del posto di lavoro e quali condizioni permettono al dipendente di intraprendere tale scelta in modo legittimo.
Il contratto di lavoro, collettivo e individuale, stabilisce per il dipendente l’obbligo di osservare l’orario lavorativo nella sede a lui assegnata. Infatti si parla di rapporto di lavoro subordinato: il datore di lavoro decide cosa deve fare il dipendente e con quali tempistiche. Durante le ore lavorative, il lavoratore non può svolgere attività diverse rispetto a quelle previste dalla sua mansione e, a meno che non gli sia richiesto dall’azienda, non può allontanarsi dagli ambienti dell’impresa.
L’abbandono del posto di lavoro si verifica quando ci si allontana dal luogo di lavoro per un tempo prolungato, senza alcuna giustificazione, creando conseguenze negative sulle esigenze del servizio. Ad esempio si genera un disagio organizzativo o un servizio rimane scoperto. A seconda del contratto di lavoro e delle mansioni svolte tale azione può comportare persino il licenziamento.
L’abbandono del posto di lavoro è un’azione che ha conseguenze negative non solo per l’azienda, ma anche per il dipendente. Può compromettere il rapporto di lavoro e portare, in alcuni casi, a sanzioni legali. Il lavoratore che lascia il luogo di lavoro senza un valido motivo e senza un preavviso rischia pesanti conseguenze disciplinari. Ecco perché è sempre consigliabile creare un dialogo con i dipendenti, i quali si devono sentire liberi di comunicare le proprie intenzioni.
La Cassazione ha individuato dei casi in cui l’abbandono del posto di lavoro è legittimo e giustificato e dunque considerato per giusta causa.
Se il contratto di lavoro viene violato da parte del datore di lavoro a causa di un comportamento illegittimo, come ad esempio un aggressione verbale o molestie sessuali e discriminazione, l’abbandono del posto di lavoro non comporta il rischio di licenziamento. L’abbandono del servizio è giustificato anche nei casi in cui sia dovuto ad un malore improvviso o ad un infortunio sul lavoro. Ricordiamo, però, che il dipendente deve comunicare in tempo ai suoi superiori la scelta di non proseguire il contratto lavorativo e presentare gli eventuali certificati medici necessari. Solo così l’abbandono del posto di lavoro sarà considerato legittimo.
Altro caso in cui l’abbandono del posto di lavoro è considerato per giusta causa è quando i dipendenti svolgono le proprie attività in condizioni pericolose o in condizioni che violino i diritti dei lavoratori.
Talvolta l’abbandono del posto di lavoro per giusta causa potrebbe essere frainteso dalle imprese con un licenziamento senza preavviso: i dipendenti possono avere diritto a delle forme di risarcimento.
Per valutare se sia o meno una giusta causa quella che smuove la decisione di lasciare il proprio posto di lavoro è sempre bene consultare un rappresentante sindacale o un avvocato: professionisti che conoscono i diritti dei lavoratori e le possibili conseguenze di un’azione di tale portata.
Il contratto collettivo (CCNL) applicato dall’azienda stabilisce le conseguenze disciplinari a cui deve rispondere il dipendente che abbandona il posto di lavoro senza una giustificazione ed una giusta causa.
Le conseguenze dell’abbandono del posto di lavoro senza preavviso sono significative e possono compromettere il rapporto di lavoro tra il dipendente e l’impresa, fino a giungere a sanzioni legali o al licenziamento.
A seconda della gravità della condotta, il licenziamento può essere di due tipologie:
Se il CCNL non prevede nulla in merito all’abbandono del posto di lavoro, l’azienda stessa può scegliere specifiche sanzioni in base alla gravità delle azioni. Ci si può affidare anche alla Cassazione, la quale aiuta nella valutazione delle condotte.
Se un dipendente abbandona il posto di lavoro senza preavviso, l’azienda ne può risentire in modo significativo, avendo un vuoto nel personale ed eventuali ritardi nella produzione. Ma è lo stesso lavoratore che ne paga pesanti conseguenze. Infatti lasciare il posto di lavoro senza preavviso può inficiare negativamente sul modo in cui le aziende future potranno valutarlo. Abbandonare il posto di lavoro può essere considerato, agli occhi delle Risorse Umane, un comportamento irresponsabile.
Inoltre l’interruzione del contratto lavorativo implica la perdita del salario e di eventuali benefici, oltre che avere conseguenze sulla previdenza ed i contributi previdenziali.
I contratti collettivi di lavoro includono, tra i richiami disciplinari, la lettera di richiamo. E’ uno dei procedimenti disciplinari meno gravosi: un ammonimento con il quale le aziende informano un dipendente che il suo comportamento o le sue prestazioni non sono conformi alle aspettative e alle norme dell’impresa. L’obiettivo della lettera di richiamo è quello di voler salvaguardare i rapporti tra datore di lavoro e dipendente, il quale si deve impegnare nel risolvere i problemi riscontrati.
Si può inviare, ad esempio, quando un lavoratore giunge frequentemente in ritardo o si assenta senza giustificazione. Un’altra ragione può essere una scarsa attenzione da parte del dipendente nello svolgimento delle proprie attività lavorative.
La lettera di richiamo può essere inviata direttamente dal datore di lavoro, ma anche dal responsabile delle Risorse Umane. Il dipendente potrebbe riceverla direttamente al proprio domicilio. Soprattutto in tal caso, all’interno del documento va esposta, in modo dettagliato e facilmente comprensibile, la ragione dell’invio. Potrebbe essere dunque utile descrivere il comportamento o le prestazioni non in linea con le aspettative aziendali, seguita da una specifica richiesta di cambiamento entro una data determinata. Inoltre è fondamentale riportare anche le eventuali conseguenze al mancato miglioramento.
Il dipendente che riceve una lettera di richiamo è tenuto a rispondere entro 5 giorni dalla ricezione, a voce o con un’altra lettera. E’ possibile richiedere l’aiuto del sindacato.
Per informare un dipendente che le sue assenze prolungate sul posto di lavoro o il suo abbandono della mansione lavorativa sono state notate, l’azienda può inviare una lettera al fine di comunicargli le eventuali conseguenze. Si tratta di un documento scritto che può essere utilizzato anche in altre circostanze, ad esempio, per rendere noto al lavoratore, che ha lasciato il posto di lavoro, che il rapporto lavorativo non è più valido, a causa del suo abbandono. Ma anche per chiedergli motivazioni valide per l’azione compiuta, che causa all’impresa delle conseguenze significative in termini di produzione ed al dipendente conseguenze in termini di retribuzione e dei benefici previdenziali.
Un lavoratore che abbandona il posto di lavoro senza preavviso va incontro ad una serie di conseguenze finanziarie e legali che vanno comunicate all’interno della lettera. Come la lettera di richiamo, anche quella per l’abbandono del posto di lavoro può essere consegnata al lavoratore direttamente dal datore di lavoro o dal responsabile HR.
Questa tipologia di documento potrebbe anche essere uno strumento attraverso il quale cercare un dialogo con il dipendente e trovare un accordo tra le parti.
Si parla di abbandono del posto di lavoro quando un lavoratore si assenta dall’ambiente lavorativo e non svolge il proprio ruolo per un periodo di tempo prolungato, senza aver comunicato, con preavviso, la ragione della sua assenza al datore di lavoro o al responsabile HR. Tale comportamento può generare conseguenze disciplinari, fino ad arrivare al licenziamento.
Bisogna sempre tener conto di quali siano le conseguenze dell’abbandono del posto di lavoro e valutare se esistano delle ragioni valide per le quali un’azione di questa portata possa essere giustificata.
Esistono delle circostanze per le quali un lavoratore può abbandonare il posto di lavoro ed evitare che questa decisione comporti il licenziamento. Si parla di abbandono del posto di lavoro per giusta causa.
Si può lasciare il posto di lavoro in modo legittimo se: ci sono state molestie sessuali o discriminazioni, il dipendente è costretto a svolgere le mansioni in condizioni pericolose e senza tutela dei propri diritti, il contratto di lavoro è stato violato da parte del datore di lavoro.
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