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      Welfare

      Il welfare aziendale in busta paga

      Come gestire il welfare aziendale in busta paga e quali tipologie di benefit sono soggette a tassazione.
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      Come gestire il welfare aziendale in busta paga e quali tipologie di benefit sono soggette a tassazione.
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      di Chiara Buongiorno

      Indice

      • 1.

        La gestione del welfare aziendale in busta paga

      • 2.

        Il welfare aziendale e la sua tassazione

      • 3.

        Il welfare in busta paga è tassato?

      • 4.

        Cosa vuol dire welfare in busta paga?  

      • 5.

        Chi paga il welfare aziendale?

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      Pubblicato il 27 gen 2023 • 3 minuti di lettura

      Il welfare aziendale è un ottimo strumento con il quale incentivare e valorizzare il lavoro svolto dai propri dipendenti e di conseguenza ottenere da essi maggiore produttività. Con un buon piano di welfare aziendale si offrono servizi volti al miglioramento del benessere e dello stile di vita dei lavoratori.

      In alcuni casi i benefici di welfare aziendale possono essere erogati direttamente in busta paga.

      Il welfare aziendale è un beneficio sia per i datori di lavoro che per i dipendenti: esistono tipologie di benefit che non concorrono a formare reddito e sono deducibili per le aziende.

      In questo articolo scopriamo insieme come gestire il welfare aziendale in busta paga e quali tipologie di benefit sono soggette a tassazione. 

      La gestione del welfare aziendale in busta paga

      Le aziende possono erogare ai propri dipendenti i servizi welfare attraverso la busta paga. Si tratta di ottimi sistemi di incentivazione con i quali migliorare la produttività, la motivazione e la fidelizzazione della popolazione aziendale. 

      I benefit erogati in busta paga in genere corrispondono ad una somma maggiore rispetto al normale compenso prestabilito, ma possono anche comprendere servizi quali: l’assistenza sanitaria, il supporto per la formazione e la cura del benessere del singolo lavoratore.

      I benefit vengono erogati direttamente ai dipendenti, ma anche distribuiti grazie a dei provider esterni, come piattaforme online, che aiutano le aziende a gestire i propri piani di welfare.  

      Per gestire l’importo del credito welfare da assegnare ad ogni dipendente si può prendere in considerazione il loro inquadramento e anzianità di servizio. Inoltre va fissato anche l’arco temporale utile per il tempo di utilizzo. 

      Nella gestione del welfare aziendale è necessario garantire che i benefici siano equi tra tutti i lavoratori e soddisfino le esigenze di ognuno. 

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      Il welfare aziendale e la sua tassazione

      La legge di stabilità del 2016 ha stabilito che i dipendenti possono decidere di convertire il premio di produttività  in servizi o benefit che non vanno a sommarsi al reddito complessivo. Infatti i servizi welfare non sono assoggettabili ad aliquota del 10%. Il welfare aziendale diventa uno strumento di incentivazione utile per l’impresa, la quale rende deducibile la spesa ai fini IRES. In tal modo si raggiunge senza dubbio un’ottimizzazione del cuneo fiscale e una popolazione aziendale motivata e maggiormente produttiva. 

      Tra le categorie di benefit che non concorrono a formare il reddito vi sono:

      • Assistenza medica
      • Buoni pasto cartacei esenti da tassazione fino a 4€ giornalieri 
      • Buoni pasto elettronici esenti da tassazione fino a 8€ giornalieri 
      • Spese scolastiche
      • Assistenza a persone anziane
      • Trasporto pubblico
      • Previdenza integrativa per un fondo di previdenza complementare con limite annuo di 5164,37€. 
      • Fringe benefit: non erogati sotto forma di denaro, ma di beni e servizi. Possono essere, ad esempio, buoni carburante o buoni spesa e sono esenti da tasse fino a un valore di 600€.
      • Assistenza sanitaria integrativa: con un limite di deducibilità fiscale pari a 3616,20€. 

      Quando vengono raggiunti determinati obiettivi, ad esempio a livello di produttività, le aziende possono decidere di erogare ai dipendenti dei premi di risultato. A loro volta i lavoratori hanno la possibilità di convertirli in welfare aziendale. 

      Sono convertibili, però, solo i premi che godono della tassazione agevolata pari al 10%. 

      I rimborsi spesa sono completamente esenti da tassazione. Vengono erogati direttamente in busta paga e si sommano al netto dello stipendio mensile.

      Ricordiamo però che in base al benefit che si sceglie di erogare, esistono alcuni limiti oltre i quali si concorre alla formazione del reddito. Ciò significa che il dipendente deve includere il valore del benefit nel reddito imponibile e pagare le dovute imposte. 

      Sono i benefit considerati fiscalmente rilevanti:

      • Mense aziendali
      • Asili nido
      • Palestre
      • Corsi di formazione
      • Servizi di consulenza 
      • Servizi di assistenza
      • Servizi di baby sitting

      Si tratta di benefit che in genere vanno oltre il normale rapporto di lavoro.

      E’ fondamentale ricordare che i servizi welfare erogati ai propri dipendenti, sia esenti o soggetti a tassazione, hanno lo scopo di migliorare il benessere e la qualità di vita dei dipendenti. 

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      Il welfare in busta paga è tassato?

      I servizi di un piano di welfare aziendale erogati ai propri dipendenti compaiono in busta paga sotto la dicitura voce figurativa. Forniscono ai dipendenti prestazioni aggiuntive rispetto al normale salario ed in base alla tipologia a cui appartengono possono essere esenti da tassazione, fino ad un certo importo. 

      Infatti vi sono delle categorie di benefit che non concorrono a formare il reddito. Ricordiamo che i servizi welfare non sono assoggettabili ad aliquota del 10%. 

      Per i benefit fiscalmente rilevanti, invece, il dipendente deve pagare le imposte dovute. 

      Cosa vuol dire welfare in busta paga?  

      Il welfare in busta paga è uno strumento a disposizione delle aziende con il quale offrire ai dipendenti benefici aggiuntivi rispetto al salario standard, volti a migliorare il benessere e la qualità della loro vita. Si tratta di prestazioni erogate mensilmente che ottimizzano il cuneo fiscale dell’azienda ed allo stesso tempo migliorano la produttività dei lavoratori. 

      Chi paga il welfare aziendale?

      L’azienda che decide di offrire ai propri dipendenti benefici aggiuntivi, compresi all’interno di un piano welfare, è tenuta a sostenere i relativi costi. 

      Ci sono dei casi in cui la spesa può essere condivisa tra il datore di lavoro ed il dipendente: ad esempio per un eccesso ai servizi da parte di quest’ultimo.

      Le aziende che puntano sul welfare conoscono senza dubbio dei benefici fiscali, come l’abbattimento del costo del lavoro. C’è da ricordare che tali vantaggi variano a seconda del tipo di contributo welfare che l’azienda decide di erogare. 

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