Pubblicato il 28 feb 2023 • 5 minuti di lettura
Il 2022 è stato un banco di prova per molte startup europee. Il motivo è sicuramente da rintracciare nelle annate precedenti, succedutesi con emergenze continue.
Per analizzare il valore di un’azienda, non ci si può soffermare solo sul fatturato attuale o sull'EBITDA positivo. Ogni impresa infatti porta con sé un valore inespresso, caratterizzato da fatti, variabili e circostanze, da scelte e strategie dovute a fattori endogeni ed esogeni. Non solo, ma negli ultimi tempi nuove metriche si stanno sempre di più diffondendo e molte imprese ed investitori hanno incominciato ad adottarle, come ad esempio i criteri ESG.
E se oggi l’habitat delle aziende innovative e smart viene definito proprio “ecosistema” nella letteratura moderna, la startup è la prima che deve essere sottoposta a tale analisi, in grado di sviluppare un metro di giudizio che abbia un andamento per gradi (timeline) e per aree (settore), insomma un bilancio che interessi anche l’area geografica (Europa) e gli andamenti del mercato di appartenenza (Venture capital).
Per queste ragioni, nella nostra analisi siamo partiti dal 2020 fino al 2023, sviluppando per ogni annualità un discorso riportante dati, statistiche e fatti a livello continentale e aziendale.
Nel 2020, alla vigilia della pandemia di SARS-CoV-2, quattro su dieci startup, ovvero circa il 40%, erano nella cosiddetta “red zone”, vale a dire avere 3 mesi o meno di liquidità, e quindi di vita (Startup Genome). Il 68% delle startup dichiarava un calo nella domanda e il 25% una diminuzione superiore al 50% (EY).
Come attrezzarsi poi a quella che in apparenza sembrò ai tanti essere un problema di un altro continente lontano, la Cina, divenuto poi minaccia globale, era sul tavolo di ogni stakeholder del settore, dagli investitori ai CEO. Il 55% delle startup ricorse alla cassa integrazione. Il 54% si preparò nella ricerca di finanziamenti. Per il lockdown italiano durato circa 3 mesi, solo il 5%, però, interruppe la propria attività e una startup su tre dichiarava di aver dovuto sospendere e/o ritardare il round d’investimento. Il 58% aumentò il personale; il 32% registrò un aumento della domanda e il 27% una crescita dei ricavi. Da aggiungere che il 62% lavorò in smart working senza compromettere la produttività.
Il nostro settore – quello del wellness e fitness - stava per fronteggiare una grandissima recessione causa, sì l’imposizione del lockdown, ma, successivamente, la continua chiusura dei centri sportivi per misure precauzionali volte a contenere i contagi. Questo portò nel settore una calo del fatturato del 58,2%, mentre l’82% dei club dichiarò di non avere sufficienti risorse per poter continuare la propria attività (ISTAT).
*stima mancato incasso per lo stop covid-19 ( feb-mar 2020), IFO - Covid‐19 Italia Fitness Centers 2020 Survey
La strategia di Fitprime si rivelò eccezionale: nessuna cassa integrazione, full Smart Working, aumento di capitale da 2,5 milioni di euro e, per finire, lancio di un nuovo servizio di Online Workout: Fitprime Smart, la piattaforma on demand per l’allenamento da casa.
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Poi, grazie al Decreto Ristori e al Decreto cura Italia, il Governo diede il boost necessario per far ripartire l’economia del wellness italiano.
Il Venture capital europeo dimostrò essere all’altezza del problema emergenziale con un livello record, e anziché recedere, terminò il 2020 in questo modo: il valore delle transazioni VC raggiunse un nuovo record annuale di 42,8 miliardi di euro attraverso 9.341 deal, vale a dire un aumento del 14,8% su base annua rispetto al precedente record stabilito nel 2019 (Pitchbook) e anche in Italia il dato sugli investimenti VC nelle startup e scaleup fu positivo: 569 milioni di euro in investimenti con un incremento del +55% rispetto all’anno precedente (367 milioni di euro). Un dato che spingeva a riflettere su come, nell’arco dell’ultimo quinquennio, l’anno del covid-19 risultava essere quello con i numeri maggiori (EY).
Il VC europeo nel primo semestre 2021 superava il totale investito dell’intero 2020 (45,1 miliardi di euro) toccando i 47,1 miliardi di euro (Pitchbook). Il secondo semestre italiano rispetto al 2020 si concludeva con più di 100 round in startup italiane del valore di 399 milioni di euro. Crescevano anche i round – da 6 a 12 rispetto il 2020 – di investitori italiani in startup estere del valore di 379 milioni di euro. Questi 778 milioni di euro complessivi segnavano una crescita di circa il 50% rispetto al 2020 (AIFI).
Secondo lo studio dell’OCSE l’Italia otteneva “un punteggio relativamente buono nell’indice OCSE in materia di regolamentazione del mercato dei beni” e denotava “di aver apportato miglioramenti significativi al regime previsto per le imprese startup".
Nonostante l’entrata in vigore del PNRR, che per le startup prevedeva una serie di misure a sostegno di quelle del digitale, sostenibilità e sulla imprenditoria femminile - investimenti pari a circa 5,35 miliardi di euro -, anche nel 2021 ci furono diversi stop alle palestre attraverso dpcm quali lockdown, obbligo di mascherine e misure restrittive.
Ma Fitprime ideò un nuovo servizio per i prorpri clienti: Fitprime Nutrition, il piano nutrizionale on demand erogato da biologi nutrizionisti professionisti, approfittando proprio dell’autorizzazione allo svolgimento dell’attività online per i biologi nutrizionisti - prima di allora mai accordata - ed in seguito nuovamente prorogata.
Nonostante la nascita di due nuovi servizi in due anni, Fitprime per l’intero 2021 non ha mai smesso di investire, sviluppare ed ottimizzare il servizio principale legato al suo core business, ovvero Fitprime Places, attraverso l’ottimizzazione della propria app e l’entrata nel proprio network di importanti catene del fitness. Allo stesso modo ha continuato con i due nuovi servizi, tramite un ampliamento sia dell’organico interno, che dei collaboratori esterni, dai biologi nutrizionisti (Fitprime Nutrition) ai personal trainer (Fitprime Smart), e in questo caso aprendo un proprio studio di registrazioni.
Non solo, ma in questo periodo Fitprime, grazie ad una intuizione derivata dalla risposta di un interpello all’Agenzia delle Entrate inviata da una società istante, ha potuto aprirsi completamente al welfare. Ma di questo se ne tratterrà più avanti.
Il 2022 è stato caratterizzato dallo scoppio della guerra in Ucraina e da tutte le conseguenze che ne sono derivate e che si sono protratte nel 2023: inflazione e recessione. Questo ha comportato una decrescita dei mercati sia nel venture capital che nel Private equity (CBINSIGHTS). Eppure il mercato italiano si è chiuso con circa 5 miliardi di investimenti nel Venture capital (StartupBusiness).
E per Fitprime non è stato diverso. L’anno è cominciato con un importante rebranding, utile per riposizionare la società verso i nuovi obiettivi dichiarati: i contesti aziendali. Un nuovo sito, una nuova app e un nuovo look.
Oggi possiamo confermare i risultati attesi:
Ma Fitprime sta diventando un player sempre più importante nel mondo del wellness e delle soluzioni di welfare flessibile. Nel 2022 Fitprime, dopo aver seminato bene nel 2021, ha ottenuto la certificazione di uno degli studi tributari più prestigiosi italiani, che la vede essere la prima azienda italiana di wellbeing ad ottenere la deducibilità dal reddito d'impresa per i servizi di Welfare (Milano Finanza). Vuol dire che i servizi Fitprime sono integralmente deducibili del 24% su base Ires.
Il banco di prova nel 2022 è stato sicuramente superato!
Se è vero che la guerra in Ucraina perdura ormai da un anno con le sue conseguenze dai risvolti macro-economici e geopolitici, il nuovo anno si è aperto con dati entusiasmanti per quanto riguarda i nostri obiettivi.
Il nuovo Governo, che inizialmente sembrava non avere interesse per l’ecosistema startup e PMI innovativo, con un atto di indirizzo firmato a gennaio riguardante la sua strategia futura, ha stanziato 25,041 miliardi di euro sino al 2026, indirizzati a 6 “Priorità” di cui 2 sono dirette proprio all’ecosistema startup e PMI innovativo (StartupBusiness).
Ecco che Fitprime si può definire come un oceano blu del settore Wellbeing, andando a fornire un’offerta verticale tra il wellness e il fitness, e orizzontale verso l’health tech: una azienda che, trovandosi in un mercato guidato da una concorrenza spietata (oceano rosso) – ricordiamo che uno dei nostri competitor dopo la pandemia ha abbandonato il nostro Paese - offre un focus a 360° sul benessere psico-fisico – a differenza dei suoi competitor -, sia per la propria offerta indirizzata verso tutte le tipologie di azienda (B2B) - dalle Corporate alle PMI - sia per l’attenzione verso il consumatore finale (B2C), che per l’interesse verso temi legati all’ambito sanitario, come la prevenzione verso le malattie tumorali - tramite nuove Partnership in corso - e percorsi sul benessere psico-fisico con il proprio team di psicologi formatori che trattano temi dovuti allo stress da lavoro, e quelli relativi ad una corretta alimentazione e attività fisica.
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