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Pubblicato il 2 set 2022 • 5 minuti di lettura
Il welfare aziendale sta aumentando gradualmente la sua importanza sia grazie alla crescita della richiesta da parte dei lavoratori, sia grazie a manovre statali atte ad incentivarlo.
Per comprendere meglio il funzionamento di un efficace piano di welfare è necessario approfondire tutte le tipologie di benefit disponibili per il lavoratore. Infatti se non si conoscono le possibilità messe a disposizione dalla legge,navigare nei dettagli del welfare aziendale può essere un’impresa piuttosto complessa.
Tutto ciò è importante sia per i datori di lavoro, che devono scegliere la migliore strategia per la soddisfazione dei lavoratori, sia per questi ultimi, che ricevono regolarmente beni o servizi aggiuntivi.
I flexible benefit, un importantissimo asset del welfare aziendale, sono necessari per poter ottenere un efficace e funzionale piano di welfare. I lavoratori potranno dunque usufruire di beni e servizi in maniera semplice e conveniente.
Negli ultimi anni sempre più aziende, per avvicinarsi al mondo del welfare aziendale, stanno incominciando ad usufruire proprio di questi benefit, in quanto più flessibili e semplici da sperimentare.
Tale modalità sta conoscendo un’ampia diffusione grazie alle recenti leggi e norme che rendono obbligatorio, in alcuni settori, un piano welfare, seppur minimo.
Nel corso di questo articolo analizzeremo: i vantaggi gestionali e fiscali dei flexible benefit ed il funzionamento dei voucher flexible benefit.
I flexible benefit sono beni e servizi offerti ai dipendenti da parte dei datori di lavoro, che dipendono da accordi aziendali, territoriali, di categoria. I Contratti Collettivi Nazionali del Lavoro stanno inserendo sempre più obblighi di welfare al loro rinnovo.
Per le aziende il flexible benefit è la modalità più semplice e versatile da scegliere per adempiere agli obblighi, così come l’utilizzo dei voucher per i lavoratori.
Il maggiore vantaggio dei flexible benefit rientra nell’aumento del potere di acquisto del lavoratore e ad una diminuzione del cuneo fiscale.
Grazie alle agevolazioni fiscali che approfondiremo più avanti, i lavoratori possono usufruire del valore del benefit in maniera semplice e libera da obblighi fiscali.
I principali vantaggi che l’azienda può ottenere dalla scelta dei flexible benefit riguardano il miglioramento del benessere del lavoratore e del work-life balance. Infatti con un maggior potere d’acquisto i lavoratori risultano spesso più motivati e soddisfatti, così come più fidelizzati all’azienda. La fidelizzazione è un importante strumento utile per diminuire il costo di turnover e nuove possibili assunzioni.
Inserendo i flexible benefit come premi di risultato, i datori di lavoro possono anche contribuire al benessere professionale del lavoratore, il quale si potrà sentire apprezzato e riconosciuto ed aumentare la produttività. Le aziende che offrono flexible benefit sono più attraenti per i talenti che cercano una posizione lavorativa stabile.
Come già accennato i flexible benefit non rientrano nel reddito del lavoratore. Ciò significa che aumentano il valore della sua retribuzione, ma non vanno a influire sulle responsabilità fiscali.
Nello specifico le normative sulla tassazione flexible benefit prevedono un totale sgravo fiscale e contributivo sia per il datore di lavoro che per il lavoratore. Grazie a questa agevolazione la somma, che il datore di lavoro versa come benefit per il dipendente, è esattamente la stessa a cui quest’ultimo può avere accesso.
Nel secondo comma dell’articolo 51 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi) sono elencati alcuni degli esempi di beni e servizi che possono essere considerati come flexible benefit. Tra questi è bene notare come le agevolazioni sull’assistenza sanitaria integrativa abbiano un limite di 3.615,20 euro, al di sopra del quale è necessario pagare i contributi. Questa cifra include sia l’assistenza relativa al lavoratore che ai suoi familiari.
I dipendenti possono usare il benefit per trasporto pubblico o per la navetta, spese per l’educazione o l’istruzione dei figli, assistenza familiare nel caso di non autosufficienza o per una tipologia di previdenza complementare, quale un fondo pensione.
Per quanto riguarda la deducibilità, i lavoratori devono seguire le indicazioni del terzo comma dell’ articolo 51 del TUIR. Qui sono indicate tutte le normative importanti per la compilazione del 730 dei lavoratori.
Lo stesso comma porta le indicazioni per la deducibilità di flexible benefit nella dichiarazione dei redditi delle aziende. La soglia da ricordare in questo caso è 258,23 euro, oltre la quale il lavoratore non può dedurre il valore dei flexible benefit. Nel 2020 la soglia era stata raddoppiata per incentivare l’utilizzo del benefit.
Ricordiamo che le aziende possono approfittare della deducibilità totale, visto che ogni spesa di questa forma di welfare aziendale rientra nel costo legato al lavoro del dipendente.
I voucher flexible benefit sono lo strumento necessario per i lavoratori che vogliono usufruire del valore del benefit ricevuto. Chiamati anche buoni welfare, sono gestiti da aziende specializzate e vengono utilizzati ogni volta che il lavoratore vuole fare un acquisto con il credito del flexible benefit.
In molti casi questi voucher possono essere prodotti al momento dell’acquisto, con un codice a barre univoco e il valore specifico della somma di cui il lavoratore ha bisogno. Prima di effettuare l’acquisto, il lavoratore dovrebbe controllare che questa modalità di pagamento venga accettata e che quindi il bene da lui desiderato sia venduto da un partner convenzionato. Se questo non avviene, successivamente sarà necessario richiedere un rimborso, quando possibile.strett
Per approfondire l’argomento è sicuramente utile comprendere la distinzione tra fringe benefit e flexible benefit. Queste tipologie di benefit possono apparire piuttosto simili, ma hanno alcune differenze fondamentali ed è utile comprenderle.
Infatti ognuno di questi benefit è sviluppato sulla base di diversi presupposti e viene tassato in modo differente, sia per il datore di lavoro che per il lavoratore.
In particolare i fringe benefit sono inclusi nei contratti personali tra il lavoratore e il datore di lavoro e non sono legati ad alcun CCNL. Ciò significa che ogni lavoratore può ottenere benefit diversi, a completa discrezione del datore di lavoro.
Tra le differenze flexible benefit e fringe benefit ricordiamo il vantaggio fiscale dei primi. Infatti i fringe benefit sono esenti da tasse, solo se minori di 258,23 euro. Se questa cifra è superata, allora è necessario applicare imposte e contributi, poiché in tal modo si contribuisce al reddito del lavoratore. Invece i buoni pasto, pur essendo fringe benefit, non vengono mai considerati come reddito.
Nonostante le piccole differenze tra flexible benefit e fringe benefit non è sempre possibile scegliere tra queste due tipologie di welfare. Innanzitutto perché i flexible benefit potrebbero essere obbligatori, nel settore di riferimento, in base ad accordi esterni all’azienda.
In seguito c’è da considerare che potrebbe esistere la necessità di integrare entrambi i tipi di benefit per soddisfare i dipendenti.
Infatti per scegliere il migliore piano welfare, è necessario tenere in considerazione le necessità e le preferenze dei lavoratori. Tra i maggiori vantaggi che possono aiutare a scegliere tra queste opzioni si può considerare la deducibilità flexible benefit, che è più conveniente per il datore di lavoro e anche per il lavoratore.
I flexible benefit sono beni e servizi offerti al lavoratore sulla base di contratti non diretti con il datore di lavoro. Le aziende che offrono flexible benefit danno al lavoratore un valore a cui può accedere tramite voucher o rimborsi, da utilizzare per acquistare beni necessari o servizi come quelli previdenziali integrativi.
Questa somma non rientra nella retribuzione ed è quindi esente da tasse e contributi.
Ogni lavoratore ha diritto a far parte di un piano welfare. L’obbligo di offrire flexible benefit scatta in alcuni settori in cui il contratto nazionale lo preveda. Anche altre tipologie di accordi potrebbero avere lo stesso effetto, ad esempio accordi aziendali, territoriali o di categoria. Le aziende che rientrano nell’obbligo sono tenute a seguire tutte le indicazioni e fornire servizi di welfare in forma di flexible benefit ad ogni lavoratore.
I Contratti collettivi nazionali del lavoro che includono l’obbligo di welfare sono ad esempio: settore Metalmeccanico, Unionmeccanica e Confapi, Gioiellieri, Orafi e Argentieri, Dirigenti Imprese Assicuratrici, Servizi Assistenziali, Agenzie Marittime, Case di Cura e i Servizi Assistenziali e Socio Sanitari, Pubblici esercizi, Ristorazione collettiva e commerciale, Turismo. Ogni anno sempre più contratti collettivi vengono rinnovati per integrare i servizi di welfare e portare maggiore benessere a qualsiasi lavoratore.
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