Pubblicato il 30 gen 2023 • 4 minuti di lettura
Molto spesso si commette l’errore di confondere i termini telelavoro, lavoro agile e smart working, utilizzandoli come se fossero sinonimi.
In questo articolo chiariamo insieme quali sono le loro differenze e le normative che li regolano.
Non bisogna incorrere nell’errore di pensare che il termine telelavoro sia la traduzione di smart working, il quale in realtà significa lavoro agile. Se con tali termini si intendono le modalità attraverso le quali svolgere il proprio lavoro, bisogna ricordare che esistono delle differenze tra lo smart working, il lavoro agile ed il telelavoro.
Queste diversità sono da ricondurre prevalentemente ai due aspetti fondanti della dimensione lavorativa: la sede e l’orario di lavoro.
Entriamo più nel dettaglio:
Ricordiamo che un lavoratore deve avere a disposizione tutto il necessario per svolgere la propria attività anche in un luogo diverso da quello ordinario.
Inoltre è importante garantire ai propri lavoratori il diritto alla disconnessione, elemento introdotto attraverso gli accordi di lavoro agile. Ecco perché potremmo considerare lo smart working come un’evoluzione del telelavoro.
Il lavoro agile è una modalità di svolgimento del lavoro che consente al dipendente di scegliere in modo autonomo la dimensione lavorativa che più corrisponde ai propri impegni ed esigenze. Infatti è possibile portare a termine le proprie mansioni in un luogo diverso dalla sede aziendale ed in orari non stabiliti dal datore di lavoro. Si tratta comunque di un accordo a cui devono aderire entrambe le parti.
L’organizzazione può avvenire per cicli ed obiettivi.
Per lo svolgimento dell’attività lavorativa è richiesto l’uso di strumenti tecnologici quali pc, tablet, smartphone, con i quali i lavoratori possono rimanere in contatto con il datore di lavoro ed i colleghi, pur lavorando in luoghi differenti.
La modalità del lavoro agile contribuisce ad offrire ai lavoratori maggiore flessibilità tra la vita privata e professionale e di conseguenza aumentare la loro efficienza e produttività.
Il lavoro agile è sicuramente una forma di lavoro inclusiva: favorisce l’assunzione di categorie di lavoratori con particolari esigenze come, ad esempio, un’eventuale malattia.
Il telelavoro e lo smart working si differenziano tra di loro anche per le norme che li regolano. Approfondiamo il tema.
Nel 1998 venne introdotto il discorso sul telelavoro anche da un punto di vista normativo. La legge n.191 del 16/06/1998 definisce questa nuova modalità come un rapporto di lavoro in cui l’attività lavorativa può essere svolta al di fuori dei locali dell’impresa, rispettando gli orari di esecuzione stabiliti dal datore di lavoro.
La legge che regola lo smart working è la numero 81 del 2017. I punti cardine di tale legge sono la flessibilità organizzativa e la volontarietà delle parti che sottoscrivono l’accordo. Si tratta, infatti, di un rapporto di lavoro subordinato con assenza di vincoli in tema di orari e spazi.
La normativa che regola il telelavoro e quella che definisce lo smart working presentano un punto in comune: per svolgere entrambe le modalità lavorative è necessario che i lavoratori siano in possesso di strumenti con i quali poter portare a termine le proprie mansioni. Dunque l’azienda deve fornire loro tecnologie di informazione e di comunicazione.
Inoltre il datore di lavoro deve garantire la sicurezza e la salute del lavoratore durante lo svolgimento del lavoro a distanza.
L’introduzione del telelavoro all’interno di un’azienda richiede una profonda trasformazione organizzativa: vediamo insieme quali sono i vantaggi che comporta, sia per il dipendente che per il datore di lavoro.
Senza dubbio con la riduzione degli spostamenti i lavoratori hanno a disposizione maggior tempo libero per svolgere attività extra lavorative. Inoltre vanno incontro, nel lungo periodo, ad un risparmio economico (carburante e manutenzione del veicolo).
La possibilità di scegliere il luogo dove svolgere il proprio lavoro permette anche di collaborare con un’impresa non appartenente al proprio territorio. Dunque aumenta il raggio di possibilità di assunzione. Grazie alle tecnologie messe a disposizione, oggi le persone possono scegliere più facilmente la città dove vivere.
Per le aziende la diminuzione della presenza del personale, negli ambienti dell’impresa, permette una riduzione dei costi per tutto ciò che prevede la realizzazione degli spazi per i propri dipendenti.
Per i lavoratori un maggiore equilibrio tra vita privata e vita lavorativa offre la possibilità di sentirsi più motivati e produttivi: di conseguenza si creano miglior ingranaggi all’interno della struttura aziendale.
Con il telelavoro il lavoratore va incontro all’aumento delle spese domestiche, a meno che il datore di lavoro non se ne sia fatto carico. Una spesa aggiuntiva per le aziende è quella legata ai costi di formazione per l’adeguato svolgimento del lavoro a distanza da parte di ciascun dipendente.
Inoltre lavorare in maniera continuativa in un luogo diverso dall’ambiente aziendale comporta la riduzione delle relazioni tra colleghi, che seppur avvenendo in maniera telematica, si affievoliscono.
Sicuramente a beneficiare del telelavoro è soprattutto l’ambiente. Infatti con una riduzione degli spostamenti c’è un calo delle emissioni di CO2.
Sia nel settore pubblico che in quello privato non esiste ancora una norma definitiva con la quale gestire la distribuzione dei buoni pasto durante lo svolgimento dell’attività lavorativa secondo la modalità del telelavoro.
I buoni pasto sono solitamente forniti dal datore di lavoro ai dipendenti, come benefit sotto forma di ticket o di voucher, da spendere durante la pausa pranzo o in qualsiasi altro momento della giornata. Possono essere distribuiti a tutti i lavoratori che non abbiano a disposizione una mensa aziendale.
Non sono obbligatori, è il datore di lavoro a decidere se erogarli o meno, a meno che non siano previsti all’interno dei contratti collettivi.
Il telelavoro prevede lo svolgimento delle attività lavorative in un ambiente diverso da quello aziendale, in un orario stabilito dal datore di lavoro. Può essere svolto in maniera occasionale, ma anche in modo regolare con una frequenza concordata tra dipendente e azienda.
Per svolgere il telelavoro è necessario possedere le strumentazioni tecnologiche necessarie, spesso fornite dallo stesso datore di lavoro, il quale deve anche garantire la privacy dei dati del lavoratore.
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