Pubblicato il 1 ago 2022 • 5 minuti di lettura
La soddisfazione dei lavoratori si misura in termini di realizzazione di ogni individuo rispetto alle proprie mansioni, della loro serenità e del clima aziendale. Sono molti i motivi per cui i datori di lavoro dovrebbero porre attenzione su questo aspetto: i lavoratori sono alla base della produttività e della redditività delle aziende e la loro soddisfazione influenza la salute aziendale.
Il datore di lavoro o il reparto Risorse Umane hanno il compito di analizzare la soddisfazione dei dipendenti, così come quello di intraprendere azioni per migliorarla.
Il mercato del lavoro è fortemente influenzato, a livello mondiale, da un periodo di dimissioni di massa. Solo nel primo trimestre del 2022 più di 300 mila lavoratori hanno scelto di licenziarsi: gran parte di loro per lasciare ambienti e stili di vita insoddisfacenti o dannosi. In molti casi questo fenomeno può essere mitigato grazie allo studio e al miglioramento della soddisfazione dei lavoratori.
In questo articolo proponiamo alcune soluzioni per raccogliere dati utili da parte dei lavoratori e organizzare di conseguenza ciò che è necessario per alzare il livello di soddisfazione.
La soddisfazione dei lavoratori è strettamente collegata al senso che i lavoratori danno al proprio ruolo e alla propria realtà professionale.
Alcuni autori come Martha S. Feldman e Karl E. Weick hanno individuato il concetto di sensemaking per analizzare queste dinamiche. I lavoratori utilizzano inconsciamente vari parametri per trovare senso e significato all’interno della loro esperienza lavorativa; questi vanno poi a influenzare da una parte la soddisfazione e dall’altra la performance.
Tra i parametri presi in considerazione sono ad esempio la coincidenza tra interessi personali, mansioni e identità dell’azienda, la possibilità di utilizzare le proprie competenze e ricevere i dovuti riconoscimenti e lo spazio concesso per lo sviluppo dell’identità personale e professionale.
Un buon livello di soddisfazione dei dipendenti ha molteplici conseguenze che il datore di lavoro può osservare in maniera diretta o indiretta. Grazie alle azioni e alle iniziative di cui si parlerà più avanti, è possibile ottenere utili miglioramenti.
Infatti di fronte alla soddisfazione e all’entusiasmo per le proprie mansioni, i lavoratori dimenticano la procrastinazione ed i tempi morti. Questo aspetto è anche strettamente legato alla motivazione personale che porta i lavoratori ad essere proattivi. Secondo uno studio dell’Università di Harvard, i lavoratori soddisfatti possono portare in media fino al 31% di produttività in più per l’azienda.
Di fronte a difficoltà e problematiche un dipendente soddisfatto si apre alla comunicazione e alla collaborazione con il resto del team per arrivare a una soluzione. Anche in situazioni che rientrano nella norma i lavoratori soddisfatti compongono un team unito e compatto, in cui rispetto e comunicazione sono principi importanti.
Un lavoratore soddisfatto è molto meno propenso a lasciare il posto di lavoro perché spesso il clima aziendale e la serenità personale sono elementi a cui non si vuole rinunciare, anche di fronte ad eventuali maggiori offerte economiche.
Il rapporto con i superiori e i leader viene fortemente influenzato dalla soddisfazione personale, e vice versa. Il leader non è più un capo che impartisce ordini, ma una guida da seguire e stimare per raggiungere gli obiettivi.
Ciò si realizza solo nel caso in cui i superiori siano formati e predisposti ad attuare dinamiche del genere.
L’employee retention è il livello di permanenza dei lavoratori presso un’azienda. A seconda della qualità dell’azienda è possibile che i dipendenti siano solo di passaggio o desiderino restare per molti anni. La reputazione di una buona azienda è quella che offre un’immagine di stabilità e sicurezza, in cui i lavoratori sono soddisfatti e stimolati e in cui non c’è motivo per cui dovrebbero cambiare impiego.
Ottenere dei buoni risultati sotto questo punto di vista può essere importante per le aziende che comprendono il vero costo del turnover. Dai colloqui, alla formazione, all’inserimento nel team, avere dei nuovi dipendenti in sostituzione di chi si è dimesso può rallentare la produttività. Per questo è più vantaggioso mantenere le stesse persone, aiutarle a crescere e fornire formazione di approfondimento.
Le aziende di successo sono basate su dipendenti di qualità che possono dare il massimo di sé con motivazione e spirito di iniziativa. Un investimento sull'analisi e il miglioramento della felicità dei dipendenti è molto più produttivo rispetto ad un investimento per acquisire nuove risorse umane.
Innanzitutto è bene avere chiaro quali sono i principi che regolano la soddisfazione personale di ciascun dipendente. Tali principi possono essere legati alle relazioni ed anche agli aspetti tecnici del lavoro.
Una volta tenuti in considerazione tutti gli aspetti di cui si è parlato, è possibile stilare un efficace questionario, che è importante resti anonimo, in modo da proteggere il più possibile il dipendente ed aiutarlo a rispondere in maniera sincera e efficace.
Con il nostro questionario sulla soddisfazione lavorativa si può avere uno strumento utile per effettuare l’analisi della soddisfazione nella propria azienda.
Non bisogna dimenticare di proporre il questionario a intervalli regolari. Gli equilibri aziendali sono spesso abbastanza suscettibili a cambiamenti o novità.
In alcune occasioni è assolutamente necessario sentire la voce dei dipendenti, ad esempio quando arriva un nuovo collega o si cambiano i processi lavorativi. Mantenendo monitorata la soddisfazione dei lavoratori si potrà assicurare produttività e positività, soprattutto nei momenti di transizione o cambiamento che potrebbero mettere in crisi l’azienda.
Le informazioni contenute nei questionari sono preziosissime per procedere con la pianificazione di ciò che è necessario per migliorare la soddisfazione dei dipendenti. In alcuni casi potrebbe essere necessario lavorare sul team, mentre in altri basterebbe offrire dei premi al raggiungimento degli obiettivi.
Una volta individuati i punti chiave su cui si basa l’insoddisfazione dei dipendenti, è possibile offrire le soluzioni più efficaci. Tra queste ricordiamo la formazione, utile per imparare a gestire meglio lo stress e il problem solving, ma anche per avere strumenti tecnici necessari durante lo svolgimento delle proprie mansioni.
Se i problemi sono più relazionali, si può optare per l’organizzazione di attività di team building, in modo tale da sistemare le dinamiche dannose e insegnare al team una comunicazione efficace e rispettosa.
Se i lavoratori hanno difficoltà a sentirsi soddisfatti a livello personale, è possibile che le cause siano legate allo scarso riconoscimento del proprio valore e dei propri sforzi. La leadership deve sempre motivare e guidare i propri dipendenti.
Inoltre i lavoratori possono sempre apprezzare un premio concesso in occasione del raggiungimento degli obiettivi. In alternativa l’azienda può decidere di offrire dei fringe benefit grazie a un piano di welfare che può includere diverse opzioni, che sarebbe ottimo basare sulle necessità personali dei lavoratori stessi.
È necessario considerare però che la responsabilità della soddisfazione dei lavoratori non è completamente da addossare al datore di lavoro e alle risorse umane. Esistono infatti molti fattori che non sono direttamente gestibili e che possono creare insoddisfazione, nonostante le condizioni di partenza poste da direzione e risorse umane fossero assolutamente positive.
Sempre più aziende stanno scegliendo di investire su una nuova figura professionale: il Chief Happiness Officer. Questo professionista inserito nel team delle risorse umane ha il compito di vigilare sulla felicità e sulla soddisfazione dei dipendenti, assicurando la presenza delle condizioni ideali per il benessere.
In Italia non si è ancora pienamente a conoscenza di questa possibilità, ma tale figura sta già portando degli importanti miglioramenti dove è stata inserita, soprattutto negli Stati Uniti.
Per migliorare la soddisfazione dei dipendenti è necessario comprendere quali sono le motivazioni per le quali non sono contenti. Con un questionario anonimo si possono analizzare i livelli di soddisfazione personale, relazionale e professionale per decidere di conseguenza quale soluzione offrire.
Per un gruppo più collaborativo si può scegliere il team building. Per la gestione dello stress si possono offrire formazione o uno psicologo del lavoro. Per la mancanza di valorizzazione si possono proporre dei bonus sugli obiettivi raggiunti.
Con employee retention si indica la qualità del datore di lavoro in base alla sua capacità di trattenere i dipendenti. Infatti se i lavoratori si sentono soddisfatti e valorizzati, tenderanno sempre a non voler lasciare il posto di lavoro.
In questo modo il turnover è basso e l’azienda può continuare a investire sui dipendenti, i quali andranno a costruire un team sempre più compatto e competente.
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