Pubblicato il 31 mar 2023 • 4 minuti di lettura
Sul luogo di lavoro i dipendenti possono essere soggetti a infortuni improvvisi, ma anche sviluppare delle patologie che si manifestano in un periodo di tempo prolungato e compromettere le loro capacità produttive. Si tratta delle malattie professionali, conosciute anche come tecnopatie.
In questo articolo approfondiamo quali sono le malattie professionali dei lavoratori e in quale modo il datore di lavoro le può prevenire. Inoltre mostriamo la differenza delle malattie professionali tabellate e di quelle non tabellate.
Le malattie professionali sono definite dall’Inail come patologie contratte durante l’attività lavorativa, che agiscono in modo lento e progressivo sull’organismo per una causa diluita nel tempo. Deve esistere un rapporto causale diretto tra il rischio professionale e la malattia. Tale rischio può dipendere oltre che dal tipo di attività, anche dall’ambiente in cui essa è svolta.
Le malattie professionali possono essere causate da una serie di fattori, come ad esempio l’esposizione a sostanze tossiche (polveri o prodotti chimici), l’inalazione di vapori o gas tossici, l’uso di strumenti che provocano vibrazioni o grandi rumori e attività che richiedono posizioni scomode da assumere in modo ripetitivo. Sono conosciute anche come tecnopatie.
La malattia professionale è diversa dalla solita malattia, che può essere causata da una semplice influenza virale, e anche dall’infortunio: un evento traumatico che avviene durante le ore lavorative in un determinato momento. Le tecnopatie si manifestano in modo lento e progressivo e non hanno una rapida evoluzione.
Purtroppo le malattie professionali, spesso, sono sottovalutate a causa della loro difficile individuazione e diagnosi. Infatti il lavoratore prima di manifestare i sintomi è esposto per lungo tempo al rischio. Di conseguenza diventa più difficile dimostrare la causa a cui ricondurre l’insorgenza della sintomatologia.
Tra le malattie professionali più comuni troviamo quelle che interessano l’apparato respiratorio. Un esempio è la silicosi: una malattia polmonare che si manifesta e peggiora con il tempo, causata da un’esposizione prolungata al biossido di silicio. I sintomi legati a tale patologia non emergono in modo traumatico, ma in seguito a un lungo periodo di esposizione. Ricordiamo anche l’asbestosi e l’asma occupazionale. I
l lavoratore può contrarre malattie professionali legate all’apparato muscolo scheletrico, come la sindrome del tunnel carpale e la lombalgia; malattie neurologiche come l’avvelenamento da piombo e la sindrome del tunnel cubitale; malattie infettive come l’epatite B e C e la tubercolosi; malattie legate alla sfera psicologica, come lo stress che può comportare un vero e proprio stato di burnout.
Di norma deve essere il medico curante a richiedere gli accertamenti necessari per verificare che la causa della sintomatologia insorta nel lavoratore sia collegata all’attività lavorativa da lui svolta. E’ importante riuscire a individuare tale causalità, perché le malattie professionali possono provocare danni biologici i cui effetti generano un’invalidità temporanea o permanente. Di conseguenza l’insorgere di una malattia professionale modifica lo stile di vita e il benessere del lavoratore, danneggiando la sua capacità di dedicarsi alle attività quotidiane, sia nella sfera professionale che in quella privata.
Una volta diagnosticata una malattia professionale la si deve denunciare all’Inail. All’interno del modulo da compilare devono essere presenti:
E’ l’Inail a certificare o meno la presenza di una malattia professionale. Nel caso in cui sia accertato che i sintomi insorti nel lavoratore dipendono dalle attività lavorative, il dipendente inizierà a percepire un’indennità economica: il 60% della retribuzione media giornaliera per i primi 90 giorni e il 75% della retribuzione media giornaliera dal 91° giorno fino alla guarigione.
Se invece l’attività lavorativa svolta in modo prolungato ha causato nel dipendente un danno biologico, l’Inail si impegna a erogare un indennizzo sulla base della percentuale del danno subito.
Per evitare le malattie professionali è importante che le aziende forniscano un ambiente di lavoro sicuro e salutare al cui interno non devono mancare misure di protezione contro i fattori di rischio. Inoltre è fondamentale introdurre per i dipendenti momenti di formazione sui rischi professionali.
L’inail ha creato delle tabelle che racchiudono numerose malattie professionali. Tra di esse è stata effettuata la suddivisione in malattie professionali tabellate e malattie professionali non tabellate.
Soffermiamoci sulle prime.
Le malattie professionali tabellate sono quelle riconosciute come diretta conseguenza dell’attività lavorativa. Riguardano l'industria e l’agricoltura e devono essere denunciate entro un determinato periodo dalla cessazione dello svolgimento dell’attività a rischio. Le tabelle delle malattie professionali elencano le malattie e i fattori di rischio correlati e forniscono indicazioni sulle procedure di riconoscimento, diagnosi e indennizzo. Infatti sono utili per i medici del lavoro, ma anche per i datori di lavoro.
Fra le malattie professionali tabellate più diffuse vi sono:
Nel cosiddetto sistema tabellare, il lavoratore non ha l’obbligo di dimostrare l’origine professionale della malattia. Infatti una volta provata l’esposizione prolungata a un rischio provocato dallo svolgimento di una determinata attività lavorativa e la sintomatologia della malattia indicata nella tabella, può effettuare la denuncia della malattia professionale e ricevere l’indennizzo.
Le malattie professionali non tabellate non sono racchiuse all’interno di tabelle e prevedono che il lavoratore dimostri il collegamento diretto tra patologia e attività lavorativa svolta in modo prolungato.
Le malattie professionali non tabellate possono essere causate ad esempio dallo svolgimento di attività durante la notte, dall’esposizione a rumori e vibrazioni o a campi elettromagnetici. Un fattore di rischio per la salute del lavoratore è anche l’esposizione prolungata allo schermo del computer.
Tra le malattie professionali che non fanno parte delle patologie racchiuse nelle tabelle individuate dall’INAIL, ci sono:
L’individuazione delle malattie professionali non tabellate è di ancora più difficile diagnosi. Ecco perché richiedono spesso un approccio individuale e personalizzato; le loro cause variano a seconda del singolo dipendente e dell’attività lavorativa che svolge. Le aziende si devono impegnare nella prevenzione delle malattie professionali, ad esempio monitorando con una certa frequenza la salute dei propri lavoratori.
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