Pubblicato il 12 set 2019 • 3 minuti di lettura
L'esigenza di promuovere azioni volte alla sensibilizzazione sul tema della salute mentale sul luogo di lavoro è sempre più sentita non solo tra dirigenti ma anche tra dipendenti.
Scadenze, obiettivi da raggiungere, conflitti tra colleghi e ritmi frenetici possono creare un ambiente di lavoro ostile che nuoce alla salute.
Una delle possibili soluzioni al problema è rappresentata dalla diffusione in azienda di iniziative legate all'accrescimento della sensazione di benessere percepita dai propri collaboratori.
Oggigiorno lo stress è una presenza sempre più ingombrante nella vita dei lavoratori.
Che ci piaccia o no il lavoro occupa una grande parte della giornata e molto spesso gli obiettivi da raggiungere ci spingono a scarificare anche il tempo libero, andando oltre il normale orario di ufficio. Il tutto a discapito del nostro benessere e della stabilità emotiva.
Nel 2001, l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha dato una definizione precisa di "salute mentale" stabilendo che corrisponde ad "uno stato di benessere in cui l’individuo realizza le proprie capacità, riesce a far fronte alle normali tensioni della vita, sa lavorare in modo produttivo e fruttuoso ed è in grado di dare un contributo alla comunità in cui vive".
La salute mentale è, quindi, il prodotto di relazioni interpersonali gratificanti ed emozioni positive.
É in grado di condizionare la capacità di apprendimento, il modo di comunicare con gli altri, quello di relazionarsi e - infine - quello di pensare dell'individuo.
Uno studio della Commissione Europea evidenzia tre tipologie di fattori di rischio legati all'ambiente di lavoro che potrebbero incidere sullo stato di salute.
Questi sono di natura:
L'Adp Italia ha condotto un'indagine (Workforce View 2019) su un campione di 1400 lavoratori italiani, analizzando il loro stato d'animo in merito alla risposta delle aziende circa le varie problematiche riscontrate sul luogo di lavoro.
Secondo i dati raccolti - con riferimento all'interesse per il benessere e per lo stato psicologico da parte dell'azienda per cui si lavora - il 36,9% del campione intervistato dichiara di aver riscontrato un interesse superficiale; il 32,5% dichiara di non aver riscontrato alcun tipo di interesse da parte dei datori di lavoro; il 22% dischiara di aver riscontrato un lieve interesse; l'8,2% dichiara di aver riscontrato un interesse reale.
In presenza di problemi di natura psicologica, il 60% del campione dichiara di parlare del proprio stato d'animo a colleghi e amici; il 25% dichiara di non parlarne con nessuno; il 15% dichiara di discuterne con il proprio datore di lavoro.
Ancora dall'indagine sopra citata emerge che ben il 20% dichiara di sentirsi sopraffatto dallo stress almeno 2 volte a settimana, mentre scende all'8,7% la parte degli intervistati che dichiara di provare troppo stress almeno 5 volte alla settimana. Solo una ridotta percentuale, pari al 13% del campione, dichiara di non essere vittima dello stress e di star bene.
Quanto al resto dell'Europa i maggiori livelli di stress sono percepiti in Polonia, dove il 25% degli intervistati afferma avvertire ansia e malessere molto spesso.
In Germania solo il 4% del campione dichiara di essere completamente sereno sul luogo di lavoro, mentre nei Paesi Bassi la percentuale sale al 22%.
Dal 1992 cade il 10 ottobre la Giornata Mondiale della Salute Mentale che ha lo scopo di diffondere più informazioni possibili sul tema e sensibilizzare l'opinione pubblica.
Dal punto di vista lavorativo, uno dei maggiori ostacoli evidenziati durante le campagne dedicate alla salute mentale è relativo alla mancanza di apertura con gli altri da parte di chi si trova in una situazione di disagio.
Tantissime organizzazioni, come la Mental Health Europe, spiegano l'importanza di abbattere questa barriera partendo dall'alto.
La soluzione è da ricercare nel cambiamento delle politiche aziendali che dovranno essere orientate ad una maggiore apertura e trasparenza nel trattamento di tali temi.
A questo proposito sono sempre più i datori di lavoro che confermano la propria volontà di attivare programmi di benessere per contrastare i disagi psicologici scaturiti dallo stress.
Dunque, perché investire in programmi di benessere?
La presenza di elementi positivi nell'ambiente di lavoro ha un impatto favorevole su:
I problemi di salute mentale, quando non fronteggiati, portano a conseguenze disastrose.
Ma come riconoscere una situazione di disagio per supportare i propri collaboratori?
Ci sono alcuni campanelli d'allarme che minacciano l'esistenza di possibili disagi come ansia e stress prolungati; depressione; tendenza ad isolarsi; mancanza di motivazione; stanchezza improvvisa; alterazione della capacità organizzativa; abuso di alcol e/o sostanze stupefacenti; prevalenza di emozioni negative come rabbia ed irritabilità; trasandatezza; assenteismo immotivato.
Cosa fare in questi casi?
Il passo più importante è quello di elaborare la propria situazione aprendosi e chiedendo aiuto ad un supervisore, colleghi, amici o a professionisti.
Se la situazione è molto stressante, può essere utile prendersi una pausa dal lavoro ed utilizzarla per trascorrere del tempo di qualità con i propri cari.
Ancora è importante non lasciarsi abbattere dalle sensazioni negative e mantenersi attivi praticando uno o più sport. L'attività fisica ci aiuta a sentirci bene, aumenta l'autostima, migliora la qualità del sonno e favorisce la concentrazione.
Seguire un'alimentazione sana, con pasti regolari ed equilibrati, è un altro strumento da sfruttare per mantenere il nostro organismo in salute.
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