Pubblicato il 13 set 2023 • 3 minuti di lettura
Le aziende, che si trovano in situazioni urgenti o hanno particolari esigenze di produzione, possono richiedere ai propri collaboratori di prolungare le ore lavorative. Il dipendente che svolge gli straordinari ha diritto in busta paga di una maggiorazione retributiva, che come quella ordinaria è soggetta a tassazione.
Per un’azienda è importante che i propri collaboratori rispettino l’orario lavorativo concordato, che deve sempre essere espresso con chiarezza. L’obiettivo principale è far sì che ogni singolo dipendente non lavori né meno, né di più di quanto stabilito. Ci sono comunque delle volte in cui è proprio il datore di lavoro a richiedere di svolgere le attività lavorative anche oltre le ore prefissate. Nel momento in cui il lavoratore accetta la richiesta, in questo caso si parla di straordinari.
Il Decreto Legislativo 66/2003 ha stabilito che il normale monte ore settimanali di lavoro corrisponde a 40. Questo non può superare in media le 48 ore, includendo anche quelle di lavoro straordinario. Ricordiamo che il ricorso alla prestazione di lavoro oltre l’orario prestabilito può essere ammesso solo in seguito a un accordo tra le parti e che nel suo complesso non può essere maggiore delle 250 ore annuali.
Per queste ore di lavoro aggiuntive è prevista una retribuzione ulteriore rispetto a quella abituale. Ciò ovviamente varia a seconda del numero di ore, ai momenti nell’arco della giornata in cui sono svolte, e se esse avvengono in un giorno di festa. Mentre le imposte sul reddito che ne scaturiscono dipendono dallo scaglione a cui si appartiene.
Come abbiamo detto il lavoro straordinario va calcolato a parte e implica una maggiorazione retributiva, che viene stabilita sulla base del contratto collettivo e di conseguenza del settore a cui afferisce il dipendente. A questa si aggiunge, in alcuni casi, la possibilità da parte della risorsa di usufruire di riposi compensativi.
Ecco di seguito uno specchietto utile con degli esempi:
Dunque come si nota fare straordinari per i dipendenti conviene in termini economici, perché aumenta la loro retribuzione lorda. Allo stesso tempo però rischia di farli passare negli scaglioni IRPEF successivi e di conseguenza dover pagare più tasse. Infatti la tassazione per gli straordinari dipende dal reddito lordo percepito dal dipendente. Per calcolare l’importo complessivo delle tasse da trattenere dalla sua busta paga è necessario fare una proiezione su base annuale, sulla quale poi viene applicata l’aliquota IRPEF in base allo scaglione a cui si fa riferimento.
Ci sono dei casi in cui il reddito del lavoratore rientra in uno scaglione più basso rispetto a quello calcolato. Capita dunque che il dipendente ha diritto a riavere le somme pagate in eccesso.
Per contratto part-time si intende un rapporto di lavoro subordinato con orario ridotto rispetto a quello a tempo pieno. Possiamo distinguere:
Se necessario e se concordato in anticipo con la risorsa, il datore di lavoro può richiedere una prestazione aggiuntiva. Nel momento in cui tale aumento delle ore di lavoro da svolgere è contenuto all’interno delle ore full-time, si parla di lavoro supplementare. Qualora invece la prestazione aggiuntiva va a superare l’orario full-time previsto dal contratto collettivo, si parla di lavoro straordinario.
Per capire come funziona la tassazione degli straordinari con contratto part-time bisogna premettere che sia il lavoro supplementare, sia il lavoro complementare sono entrambi disciplinati dalla contrattazione collettiva. Questa stabilisce la maggioranza retributiva spettante a ogni risorsa.
Ad esempio per il CCNL del settore Terziario è previsto un aumento della retribuzione pari a:
Tali somme erogate sono totalmente imponibili ai fini contributivi e fiscali. Ciò vuol dire che sono soggette alle trattenute per i contributi INPS e alla tassazione IRPEF a carico del lavoratore. Dunque la tassazione degli straordinari previsti da un contratto part-time si svolge in modo simile a quella del lavoro ordinario. In generale però la prima risulta più elevata rispetto alla seconda, poiché le ore di lavoro sono pagate con una tariffa maggiore.
Ricordiamo quanto sia importante per un datore di lavoro consultare sempre un commercialista o un esperto in materia fiscale per poter ottenere informazioni precise e aggiornate in merito alla tassazione del lavoro straordinario, rispetto al proprio contesto specifico.
Il sistema fiscale italiano si basa su una progressività delle aliquote, per la quale il valore di un’imposta aumenta all’aumentare del reddito del singolo lavoratore. Per quanto riguarda la tassazione degli straordinari, essa segue gli stessi scaglioni fiscali previsti per il lavoro ordinario.
Vediamo quali sono le aliquote IRPEF per il reddito complessivo:
Dunque per calcolare la conseguente tassazione sugli straordinari bisogna sommare il reddito del lavoro straordinario a quello complessivo del singolo lavoratore. Su tale somma poi va applicata l’aliquota corrispondente.
Facciamo un esempio per semplificare il concetto: supponiamo che un dipendente abbia un contratto part-time che gli garantisca un reddito annuo complessivo di 20.000 euro. Il lavoratore ha svolto straordinari per un importo di 5.000 euro durante tutto l'anno. Di conseguenza il suo reddito totale corrisponderebbe a un valore di 25.000 euro. Dunque da un lato la parte dei redditi fino a 15.000 euro sarebbe soggetta all'aliquota del 23%, mentre dall’altro la parte dei redditi tra 15.000 euro e 25.000 euro (5.000 euro) sarebbe soggetta all'aliquota del 27%.
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